sabato 17 settembre 2011

Michele Gandolfi-La peste di Bologna





Bologna, 24 ottobre 2011

La fine è arrivata prima del previsto. Probabilmente i Maya erano stati troppo ottimisti con le loro previsioni. Questa società corrotta ed egoista ha finito per distruggersi con le sue stesse mani, o forse per mano di qualche divinità.
Invece che uscire dal tunnel, vi siamo rimasti bloccati dentro e probabilmente vi resteremo per sempre.
Quella che un tempo era un società in continua evoluzione ora ha subito un arresto.
L’opzione migliore che ci è rimasta in questo momento è quella di ritornare uomini primitivi, ma nel peggiore e più probabile dei casi la nostra razza scomparirà.
Non so cosa stia succedendo esattamente nelle altre parti del mondo, ma non mi interessa. Ormai non fa più differenza. Però posso dire cosa succede qui, nella mia città, Bologna.
Cara vecchia Bologna. Un tempo chi sentiva il tuo nome pensava ai tortellini, alle tagliatelle al ragù e ai tuoi bellissimi portici. Ma ora riporti alla mente una sola parola: morte.
Da quando è scoppiata la guerra nucleare questa bellissima città ha rischiato di essere ridotta in macerie come altre decine di migliaia, sparse per il globo. Ma dove non sono arrivate le esplosioni, sono arrivate le radiazioni potentissime che le bombe rilasciano e che la massa definisce come “la nuova peste”.
Non esiste un rimedio per questo letale veleno, tanto che gli stessi pazzi assassini che l’hanno ideato moriranno con esso. Ai bolognesi purtroppo è toccata questa dura sorte: una morte lenta e dolorosa.
I lamenti, le urla e i pianti di dolore risuonano in tutte le strade; nessuno riesce a sfuggire a questa fine che aleggia nell’aria, che pervade il nostro corpo.
Scappare non serve a nulla; non esistiamo già più.
Anche i bambini sono senza scampo; le uniche gocce pure che stillavano dalla fonte inquinata della vita ora saranno condotte alla stessa fine delle altre. Quelli che non sono già morti o agonizzanti per le strade guardano pietrificati dall’alto dei balconi delle loro case lo spettacolo sotto i loro piedi; per loro è come vedere un film dell’orrore. Chiedono aiuto alla mamma, al papà, ma questi non rispondono, abbandonati al loro sonno eterno.
Molti si rinchiudono nelle loro abitazioni, ma non hanno comunque speranza; le radiazioni passano dappertutto. Le strade sono piene di auto abbandonatee di persone che fuggono senza meta, alla ricerca di un riparo inesistente.
I portici della città sono diventati un “lazzaretto”; l’unica differenza è che qui anche i medici sono diventati dei
pazienti.
Sorte diversa è toccata alla scalinata che va verso San Luca, ormai conosciuta come ‘La salita della morte’ o ‘il tappeto dei fedeli’qui decine di migliaia di vite di bolognesi si sono spente nella speranza di raggiungere il santuario per chiedere la grazia, venendo a creare una vera e propria distesa di corpi lungo tutto il tragitto.
Una situazione altrettanto sinistra è quella del cimitero della Certosa, dove c’è chi cerca di sfruttare quel poco di tempo che gli è rimasto per costruirsi una tomba che sia in grado di ricordarlo alle generazioni future.
In Piazza Maggiore si trova il gruppo di quelli che si uccidono a vicenda per evitare ulteriori sofferenze;
per lo stesso motivoinvecealtri preferiscono lanciarsi dall’alto della torre degli Asinelli, la cui entrata è ormai resa impraticabile a causa dei resti delle persone che hanno cercato di volare verso la salvezza.
Mentre tutto questo accade, cerco di rintanarmi nell’ultimo angolo di verde per respirare quel poco di aria che è rimasta; sebbene anche quest’ossigeno sia stato contaminatoqui nel bosco non è arrivato ancora l’odore di carne in decomposizione che si trova in città.
Bologna è tornata indietro nel tempo a causa di circostanze di cui la maggior parte delle persone non sono nemmeno a conoscenza; mi chiedo che cos’abbia spinto certi individui a fare tutto ciò.
Il danno è comunque irreversibilenon resta altro che aggrapparsi alla speranza di un’altra vita dopo la morte.
Qui parla Michele Gandolfi, un giovane distrutto nel suo presente e nel suo futuro. Spero che un giorno questa mia registrazione possa essere ascoltata da persone che vivono in un mondo migliore.


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