Ricapitolando, correggimi se sbaglio: tu che sei il mio cugino più lontano al quale non ho mai rivolto la parola, e cui non devo alcun favore, vorresti andare sulla luna per recuperare il mio senno. Senza sapere bene quali prove dovrai affrontare e quali pericoli celi un pianeta così vasto e sconosciuto, tu, con mezzi assolutamente inaffidabili, ossia un ippogrifo e un carro trainato da cavalli alati, vorresti partire in missione per riportarmi la ragione, che io ho perso e che non ho intenzione di recuperare.
Cugino, tutto questo affanno, per cosa? Quale sarà il tuo guadagno in questa impresa? Io non ho interesse alcuno a riavere il mio senno, e non te ne sarò certo grato, perché devi sapere che la pazzia è uno stato tutt’altro che spiacevole. Nessuno può biasimarmi se sono impazzito d’amore, e ora che sono folle posso sfogare il mio dolore senza che alcuno ne sia sconvolto, poiché non sono più cavaliere ma bestia, e dunque non reprimo ciò che sento, ma nessuno mi può sfidare a duello o criticare.
Ah! La libertà della follia, il prezzo è caro, ma essa lo vale tutto. Ora che son folle non comprendo le difficoltà della vita e non lotto per migliorarla, ma vivo beato nell’ignoranza della mia misera condizione, che a me pazzo sembra così buona e conveniente. Chi è folle non vede oltre se stesso e non soffre inutilmente per cambiare ciò che è immutabile: il destino umano. Io ora sento furore e ira scorrere liberamente in me, non premono più dolorosamente contro gli argini, ma erompono e il sollievo è immenso. Chi vorrebbe tornare savio al mio posto? Cavalier Franco, tu che in parte mi comprendi poiché sei folle, vorresti tornare in te e recuperare la ragione, perdendo ogni spensieratezza? Tutta la creatività e la fantasia e la folle felicità, svanite in un soffio di dolorosa consapevolezza della triste realtà che ci circonda!
La ragione è un grande peso per l’uomo, e tanto che più essa si perde sulla Luna, più sulla Terra siamo felici e in comunione con ciò che ci circonda. Infatti, come l’uomo primitivo, l’uomo folle, dopo un doloroso ma necessario momento di passaggio, torna in perfetta armonia con la natura e vive per se stesso senza doveri né pensieri.
Cugino, davvero tu vorresti riportarmi il senno, e con esso il mio dolore? Ritornando savio, sarei tormentato dalla vergogna per le azioni compiute da folle, e come potrei più definirmi cavaliere o guardare in volto chi mi ha visto pazzo?
Astolfo, questo viaggio sulla luna porterebbe solo sofferenza a me e a te, poiché è certo che, ritornato savio, sarei talmente oppresso dai sensi di colpa per tutto ciò che ho fatto, che mi ucciderei, e macchierei così di un grave peccato l’anima mia, pur di cancellare la vergogna. Rifletti bene, non partire, poiché dal tuo viaggio deriveranno certamente più danni che benefici.
due splendidi discorsi fittizi, su cui val la pena di riflettere. Brava Alice!
RispondiElimina