giovedì 2 febbraio 2012

ALICE MASSI - Suasoria: Orlando convince Astolfo a non andare sulla luna

Ricapitolando, correggimi se sbaglio: tu che sei il mio cugino più lontano al quale non ho mai rivolto la parola, e cui non devo alcun favore, vorresti andare sulla luna per recuperare il mio senno. Senza sapere bene quali prove dovrai affrontare e quali pericoli celi un pianeta così vasto e sconosciuto, tu, con mezzi assolutamente inaffidabili, ossia un ippogrifo e un carro trainato da cavalli alati, vorresti partire in missione per riportarmi la ragione, che io ho perso e che non ho intenzione di recuperare. 
Cugino, tutto questo affanno, per cosa? Quale sarà il tuo guadagno in questa impresa? Io non ho interesse alcuno a riavere il mio senno, e non te ne sarò certo grato, perché devi sapere che la pazzia è uno stato tutt’altro che spiacevole. Nessuno può biasimarmi se sono impazzito d’amore, e ora che sono folle posso sfogare il mio dolore senza che alcuno ne sia sconvolto, poiché non sono più cavaliere ma bestia, e dunque non reprimo ciò che sento, ma nessuno mi può sfidare a duello o criticare. 
Ah! La libertà della follia, il prezzo è caro, ma essa lo vale tutto. Ora che son folle non comprendo le difficoltà della vita e non lotto per migliorarla, ma vivo beato nell’ignoranza della mia misera condizione, che a me pazzo sembra così buona e conveniente. Chi è folle non vede oltre se stesso e non soffre inutilmente per cambiare ciò che è immutabile: il destino umano. Io ora sento furore e ira scorrere liberamente in me, non premono più dolorosamente contro gli argini, ma erompono e il sollievo è immenso. Chi vorrebbe tornare savio al mio posto? Cavalier Franco, tu che in parte mi comprendi poiché sei folle, vorresti tornare in te e recuperare la ragione, perdendo ogni spensieratezza? Tutta la creatività e la fantasia e la folle felicità, svanite in un soffio di dolorosa consapevolezza della triste realtà che ci circonda! 


La ragione è un grande peso per l’uomo, e tanto che più essa si perde sulla Luna, più sulla Terra siamo felici e in comunione con ciò che ci circonda. Infatti, come l’uomo primitivo, l’uomo folle, dopo un doloroso ma necessario momento di passaggio, torna in perfetta armonia con la natura e vive per se stesso senza doveri né pensieri. 
Cugino, davvero tu vorresti riportarmi il senno, e con esso il mio dolore? Ritornando savio, sarei tormentato dalla vergogna per le azioni compiute da folle, e come potrei più definirmi cavaliere o guardare in volto chi mi ha visto pazzo? 
Astolfo, questo viaggio sulla luna porterebbe solo sofferenza a me e a te, poiché è certo che, ritornato savio, sarei talmente oppresso dai sensi di colpa per tutto ciò che ho fatto, che mi ucciderei, e macchierei così di un grave peccato l’anima mia, pur di cancellare la vergogna. Rifletti bene, non partire, poiché dal tuo viaggio deriveranno certamente più danni che benefici.

1 commento:

  1. due splendidi discorsi fittizi, su cui val la pena di riflettere. Brava Alice!

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