mercoledì 15 febbraio 2012

E. MONARI - Frasi memorabili da "Il vecchio che leggeva romanzi d'amore" di L. Sepùlveda:


1) Il narratore descrive la maniera in cui il protagonista, Antonio Jose Bolivar, si avvicina  alla lettura, maniera che rimanda al metodo di insegnamento per i bambini che iniziano la scuola elementare: leggere lentamente, lettera per lettera, per poi ripetere l’intera parola ad alta voce. Ripetendo lentamente, i concetti vengono assorbiti meglio nella nostra mente e rimangono bene impressi.
"....Antonio Josè Bolivar sapeva leggere, ma non scrivere......Leggeva lentamente, mettendo insieme le sillabe, mormorandole a mezza voce come se le assaporasse, e quando dominava tutta quanta la parola, la ripeteva di seguito.                                       Poi faceva lo stesso con la frase completa, e cosi si impadroniva dei sentimenti e delle idee plasmati sulle pagine......"


2) Antonio viveva con gli Shuar, popolo nomade che abitava la foresta, ma non era un di loro. Per questo motivo, anche se Antonio li rispettava e viveva con loro, capitavano le volte in cui si allontanava e in questa maniera la mancanza che sentivano gli Shuar aumentava sempre di più. Non era uno di loro, questo era un dato di fatto, ma si era integrato come se lo fosse.
......”Così ogni tanto doveva andarsene, perchè - gli spiegavano - non era un bene che non fosse uno di loro. Desideravano vederlo, averlo accanto, ma volevano anche sentire la sua mancanza, la tristezza di non potergli parlare, e il salto di gioia che il cuore faceva loro in petto quando lo vedevano ricomparire…"


3) Nella stagione delle piogge, ad Antonio veniva data una donna che, come  tutti gli Shuar, si prendeva cura di lui . La donna lo lavava, lo coccolava e, cosa più importante, gli dava amore. Antonio si sentiva bene e apprezzato, e solo quando si allontanò dagli Shuar, iniziò a leggere romanzi d’amore, forse perché non riusciva più a provare l’amore sulla sua stessa pelle, ma nella sua mente ritornavano solo i ricordi.

….”Durante la sua vita tra gli Shuar non ebbe bisogno dei romanzi per conoscere l’amore; anche se non era uno di loro, era come uno di loro, e pertanto gli veniva offerta una donna nella stagione delle piogge. La donna lo conduceva alla riva di un fiume, lo lavava, adornava, intonando “Anents”, per poi tornare alla capanna ad amoreggiare. Questo era amore puro, senza possesso e gelosia.”

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