mercoledì 18 gennaio 2012

ELEONORA FERRI - La concezione della follia nel tempo


Saggio Breve: La Follia


Evoluzione della concezione della pazzia nella storia

Il tema della follia compare con frequenza nella letteratura dell'età antica, ma anche umanistico-rinascimentale, perché ha sempre affascinato scrittori e filosofi di ogni tempo. Per i Greci, pazzo è colui che perde dignità, si priva della sua umanità e del suo onore; esempi letterari di furens sono Aiace e Ercole, ricordati per l'irrefrenabilità delle loro azioni, che li rende modelli negativi, in quanto non aumenta la loro conoscenza e il loro valore.
Nel mondo romano, la pazzia è interpretata in chiave neutra: non è né qualcosa in più né in meno rispetto al senno, è solamente qualcosa di diverso.
Con il Medioevo si riprende questa visione, pur con alcuni cambiamenti: la figura del pazzo è sì qualcosa di diverso, ma è anche sempre presente nella vita quotidiana, anche se relegato ai margini della comunità.
Nel Rinascimento si assiste alla compresenza di due princìpi che sembrano apparentemente opposti: da una parte si ha la convinzione che sia la pazzia sia una deviazione mentale, e in quanto tale destinata a essere repressa; dall'altra, la si ritiene un'esperienza rivelatrice delle apparenze del mondo, che viene analizzata con crescente curiosità scientifica, nel quadro dello sviluppo dell'interesse per il caso clinico.

Tutti sono folli

L'Elogio della Follia di Erasmo da Rotterdam (1511) non è peraltro una trattazione medica ma simbolica, di significato filosofico, che ci mostra la nascita della follia nei cuori degli uomini. E' la stessa follia personificata che parla in prima persona, invita a guardare il mondo con spirito critico e tollerante e svela l'ipocrisia di una razionalità soltanto apparente, dimostrando che tutti gli uomini e le istituzioni sociali sono folli: lo sono i teologi che ritengono di poter dominare la sfera del divino, i religiosi che vivono nella lussuria rapinando i credenti, gli insegnanti che straziano gli allievi a cui,invece, dovrebbero insegnare i veri valori, i giuristi perché difendono uomini anche quando sono colpevoli, ma anche matematici, filosofi, poeti, Cristo stesso, e il primo vero folle, il dio del denaro, Pluto.
Secondo la tesi di Erasmo, un pizzico di follia è assolutamente necessario alla vita, perché senza di essa non la si può comprendere nel suo senso più profondo. Il filosofo ci presenta quindi due tipi di follia: una negativa, dettata dall'invidia e dalla brama di potere, e una positiva, che consiste nell'agire senza motivo e senza secondi fini.

Amore come follia

L'amore può rispecchiare questi due aspetti e Ariosto ne parla nell'Orlando Furioso, stravolgendo l'immagine dell'eroe dell'Orlando Innamorato di Boiardo, di cui continua pure la narrazione: da eroe della fede, cavaliere razionale, Orlando diventa “furioso” per l'amore fra Angelica e Medoro. Causa scatenante della follia è quindi il sentimento non corrisposto della donna,che trasforma il paladino in un folle privo di senno, tant'è vero che per recuperarlo il cugino Astolfo dovrà raggiungere la Luna, perché “ciò che si perde qui, là si raguna”.
Immagine dell'”imbestiarsi” di Orlando è sicuramente il momento in cui egli si strappa i vestiti e l'armatura per girare nudo, privandosi della sua umanità. Questo personaggio diventa così emblema della perdita dell'identità umana: l'autore ci presenta la ragione come un bene fragile e la follia come risvolto di un sentimento quale l'amore che, se anche positivo, diventando eccessivo può annullare un individuo e la sua percezione dei limiti, allontanandolo dalla ragione.

La follia come un bene

Dalla letteratura seicentesca in avanti, grazie all'impatto narrativo di Don Chisciotte, la follia diventa un'alternativa valida rispetto alla normalità e alla monotonia: i folli sono raffigurati come più sensibili, fantasiosi, intelligenti, sognatori.
L'opera di Cervantes ci presenta il protagonista come un vecchio sulla soglia dei cinquant'anni che, influenzato dalla sua passione per i romanzi cavallereschi, decide di diventare cavaliere e ricalcare le gesta dei suoi predecessori. La sua follia è positiva e risiede sia nel fatto che egli vuole ricreare un mondo che non è mai esistito se non nell'immaginazione degli uomini del Medioevo, sia che vede la realtà con occhi diversi, come ci dimostra il celebre episodio dei mulini a vento, che don Chisciotte agli occhi del protagonista dei giganti.

La follia oggi

Ma oggi cos'è la follia? Spesso folle è considerato chiunque non segua l'opinione comune, le consuetudini sociali, o chi si distingue dalla massa.
Ma forse nessuno ha mai pensato che ciò non sia follia, ma solo un diverso punto di vista: spesso, per scarso interesse, non si indaga sul vero motivo di certi comportamenti e sulla loro causa scatenante, ma si preferisce scegliere la via più facile, definendo un individuo "pazzo" in senso negativo e dispregiativo.
Un pizzico di follia è invece indispensabile nella genialità, perché senza di essa molto probabilmente non si potrebbe raggiungere una sapienza più elevata e alternativa.
In ogni caso, come suggeriva Erasmo, la follia può avere una duplice faccia: è follia quella che rallegra, lega e unisce, ma anche quella che porta alle guerre e alla violenza.

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