lunedì 30 gennaio 2012

VITTORIA TORRESANI - La follia ieri e oggi


Fin dall'antichità si inizia già a sviluppare il primo pensiero sulla pazzia. Gli antichi Greci, ad esempio, immaginarono che Ercole impazzito per amore avesse compiuto imprese incredibili. In genere, presso i Greci la follia era riconosciuta come un aspetto negativo dell'uomo, perché era considerata una carenza rispetto agli altri, quelli sani. Nel mondo romano e medievale, essere folli era invece considerato come avere qualcosa diverso dal normale. Poi, nel Cinquecento, l'atteggiamento verso i pazzi fu per lo più costituito dalla segregazione, l'allontanamento dagli altri.
Erasmo da Rotterdam, però, nel 1509 scrisse l'Elogio della follia, dove spiegava i vari tipi di pazzia ed affermava che nessuno ne è immune. Secondo Erasmo, vi sono due tipi di follia: una positiva e una negativa. Quella positiva è la capacità di sognare ed immaginare; quella negativa è l'avidità e la brama di possesso.
Ariosto, nella prima metà del Cinquecento, scrisse un poema intitolato Orlando furioso, che narrava anche di come Orlando non riuscì a controllare i propri sentimenti e quindi diventò pazzo per colpa di un amore non corrisposto. Questo comportamento fa sì che Orlando si allontani sempre più dalla civiltà e inizi a vivere sempre più in solitudine.
Nel corso del Seicento i pazzi cominciarono ad essere isolati in centri appositi (manicomi), e in quei luoghi in principio restavano rinchiusi senza alcuna cura, ma poi, pensando di riuscire a migliorare le condizioni dei pazienti, si iniziò ad utilizzare il dolore fisico. Ci fu un interesse per il caso clinico, una curiosità nello studio della malattia e di come provare a curarla. I primi tentativi furono fatti attraverso l'elettroshock, che rendeva più vulnerabili e mentalmente impressionabili, e con la camicia di forza.
Alla fine del Cinquecento, la pazzia venne studiata nel dettaglio ed alcuni autori scrissero altri libri riguardanti esempi di follia, come il Don Chisciotte, un uomo che, dopo aver letto molti libri sui cavalieri, impazzì e, pensando di essere anche lui un cavaliere, iniziò a viaggiare per la Spagna in cerca di avventure, come quando incontrò per la sua strada dei mulini a vento e, scambiandoli per dei giganti, iniziò a combatterli. Siccome però costui era un uomo goffo e ormai anziano, cadde a terra e se ne andò sconfitto.
Un altro esempio letterario del tema della follia è Dottor Jeckyll e Mister Hyde, romanzo che racconta della doppia personalità di uno scienziato pazzo, il quale effettua esperimenti su se stesso, creando una seconda personalità che rappresenta la sua parte folle, la quale agisce senza pensare e commette anche reati gravi, come omicidi.
Ai giorni nostri la pazzia è stata studiata più approfonditamente, non esistono più i manicomi, ma centri di riabilitazione, dove si viene ricoverati e curati o assistiti. La pazzia è infatti considerata come una malattia mentale con la quale si nasce o che può sopravvenire per varie cause. L'opinione pubblica è tuttavia ancora un po' incerta su come comportarsi con i folli, anche perché il rapporto tra pazzia e società è ancora molto discusso. Come trattare i pazzi viene infatti deciso dalle persone a seconda della società in cui si vive. Probabilmente, nel corso dei secoli a venire ci saranno altre novità riguardanti questo tema molto dibattuto.

Nessun commento:

Posta un commento