Fin
dall'antichità si inizia già a sviluppare il primo pensiero sulla pazzia. Gli
antichi Greci, ad esempio, immaginarono che Ercole impazzito per amore avesse
compiuto imprese incredibili. In genere, presso i Greci la follia era
riconosciuta come un aspetto negativo dell'uomo, perché era considerata una
carenza rispetto agli altri, quelli sani. Nel mondo romano e medievale, essere
folli era invece considerato come avere qualcosa diverso dal normale. Poi, nel
Cinquecento, l'atteggiamento verso i pazzi fu per lo più costituito dalla
segregazione, l'allontanamento dagli altri.
Erasmo
da Rotterdam, però, nel 1509 scrisse l'Elogio della follia, dove
spiegava i vari tipi di pazzia ed affermava che nessuno ne è immune. Secondo
Erasmo, vi sono due tipi di follia: una positiva e una negativa. Quella
positiva è la capacità di sognare ed immaginare; quella negativa è l'avidità e
la brama di possesso.
Ariosto,
nella prima metà del Cinquecento, scrisse un poema intitolato Orlando
furioso, che narrava anche di come Orlando non riuscì a controllare i
propri sentimenti e quindi diventò pazzo per colpa di un amore non corrisposto.
Questo comportamento fa sì che Orlando si allontani sempre più dalla civiltà e
inizi a vivere sempre più in solitudine.
Nel
corso del Seicento i pazzi cominciarono ad essere isolati in centri appositi
(manicomi), e in quei luoghi in principio restavano rinchiusi senza alcuna
cura, ma poi, pensando di riuscire a migliorare le condizioni dei pazienti, si
iniziò ad utilizzare il dolore fisico. Ci fu un interesse per il caso clinico,
una curiosità nello studio della malattia e di come provare a curarla. I primi
tentativi furono fatti attraverso l'elettroshock, che rendeva più vulnerabili e
mentalmente impressionabili, e con la camicia di forza.
Alla
fine del Cinquecento, la pazzia venne studiata nel dettaglio ed alcuni autori
scrissero altri libri riguardanti esempi di follia, come il Don Chisciotte, un
uomo che, dopo aver letto molti libri sui cavalieri, impazzì e, pensando di
essere anche lui un cavaliere, iniziò a viaggiare per la Spagna in cerca di
avventure, come quando incontrò per la sua strada dei mulini a vento e,
scambiandoli per dei giganti, iniziò a combatterli. Siccome però costui era un
uomo goffo e ormai anziano, cadde a terra e se ne andò sconfitto.
Un
altro esempio letterario del tema della follia è Dottor Jeckyll e Mister
Hyde, romanzo che racconta della doppia personalità di uno scienziato
pazzo, il quale effettua esperimenti su se stesso, creando una seconda
personalità che rappresenta la sua parte folle, la quale agisce senza pensare e
commette anche reati gravi, come omicidi.
Ai
giorni nostri la pazzia è stata studiata più approfonditamente, non esistono
più i manicomi, ma centri di riabilitazione, dove si viene ricoverati e curati
o assistiti. La pazzia è infatti considerata come una malattia mentale con la
quale si nasce o che può sopravvenire per varie cause. L'opinione pubblica è
tuttavia ancora un po' incerta su come comportarsi con i folli, anche perché il
rapporto tra pazzia e società è ancora molto discusso. Come trattare i pazzi
viene infatti deciso dalle persone a seconda della società in cui si vive.
Probabilmente, nel corso dei secoli a venire ci saranno altre novità
riguardanti questo tema molto dibattuto.
Nessun commento:
Posta un commento