mercoledì 11 aprile 2012

CHIARA SOMMAVILLA - Esiste davvero la pazzia? Cosa significa essere folli?


EVOLUZIONE DELLA FOLLIA NEL CONTESTO STORICO-SOCIALE DAL MEDIOEVO AL XIX SECOLO

Nell'antichità il giudizio sulla follia era in genere negativo: per i Greci antichi, ad esempio, pazzo era colui che perdeva il proprio controllo e la propria dignità. Nel Medioevo, invece, il folle era una figura presente nella vita quotidiana e la pazzia per lo più veniva accettata, mentre nel Rinascimento essa era considerata da un lato un'esperienza rivelatrice delle emozioni, da un altro una devianza che bisognava reprimere: nella letteratura è infatti dal personaggio di don Chisciotte, nel '600, che la follia inizia ad essere vista come un superamento della ragione, in quanto questo eroe è dotato di più fantasia delle persone "normali".
Solo dal XIX secolo la pazzia viene considerata una malattia, si approfondirono gli studi su di essa e si cerca di individuarne le cause per trovare le cure più opportune.

LA FOLLIA COME FONTE DELLA VERITÀ

Non possiamo dare un'unica definitiva spiegazione della follia. Secondo la concezione comune, essa è l'agire senza ragione, il compiere atti temerari e irragionevoli. Foucault, filosofo e saggista, sostiene invece che la follia ha la funzione di rivelare verità nascoste.
In effetti, quando i personaggi letterari sono folli, lo sono per dire o indicare una verità che si può intuire solo da una prospettiva diversa da quella normale. La letteratura rivela insomma, attraverso la parola dei "folli", verità che solo la follia riesce a mostrarci.

L'AMOROSA FOLLIA DI ORLANDO

Oltre alla follia funesta, che genera furor di guerra, delitti, sacrilegi ecc., esiste anche una follia amorosa, come quella rappresentata da Ariosto nell'Orlando furioso.
Orlando scopre l'amore segreto tra Angelica, sua amata, e Medoro, quando capita nel bosco dove essi si sono amati, vede incisi i nomi dei due innamorati e apprende da un pastore della loro unione. Egli allora impazzisce per il dolore, compie azioni insensate, correndo nudo e distruggendo tutto quello che incontra.
La follia di Orlando viene descritta in modo analitico e con precisione clinica: dalla rivelazione del reciproco amore tra l'amata e Medoro, attraverso le fasi del dubbio e della gelosia, fino allo scoppiare della pazzia. La causa che la scatena è il desiderio in Orlando di amore, che purtroppo però non è corrisposto.
Ariosto chiama insomma follia quelle forze presenti in ogni uomo, che non sono controllabili dalla ragione. Orlando diventa furioso non riuscendo a governare la propria follia dal momento che il suo senno è accecato dalle illusioni amorose.

LA PAZZIA È DENTRO OGNUNO DI NOI

Una differente lettura del fenomeno della follia ci arriva da Erasmo da Rotterdam, che nell'Elogio della follia ce la presenta in modo positivo, come forza vitale degli uomini, grazie alla quale è possibile l'illusione sulla vita reale, altrimenti detestabile.
Erasmo afferma che gli uomini sono stolti poiché cercano di allontanarla, nonostante sia la follia la vera fonte di felicità e, spesso, perfino più saggia della stessa saggezza.
Erasmo ci parla peraltro di due pazzie: la pazzia negativa che comprende l'avidità, la brama di possesso e le violenze, e la pazzia positiva, che è la capacità di sognare e di avere delle illusioni.

Attualmente nella nostra società la pazzia è considerata una malattia: perciò sono state create delle apposite cliniche psichiatriche. Questi centri, a differenza dell'antichità, non sono posti dove i malati vengono rinchiusi e torturati, ma dove il malato può recarsi di sua spontanea volontà, se lo ritiene necessario. Anche se a causa di questa malattia spesso si sentono accadere episodi terribili, di solito in un contesto familiare, molti malati sono riusciti, grazie all'aiuto degli psichiatri, a guarirne.

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