EVOLUZIONE DELLA FOLLIA NEL CONTESTO STORICO-SOCIALE DAL MEDIOEVO AL XIX SECOLO
Nell'antichità
il giudizio sulla follia era in genere negativo: per i Greci antichi, ad
esempio, pazzo era colui che perdeva il proprio controllo e la propria dignità.
Nel Medioevo, invece, il folle era una figura presente nella vita quotidiana e la
pazzia per lo più veniva accettata, mentre nel Rinascimento essa era
considerata da un lato un'esperienza rivelatrice delle emozioni, da un altro
una devianza che bisognava reprimere: nella letteratura è infatti dal
personaggio di don Chisciotte, nel '600, che la follia inizia ad essere vista
come un superamento della ragione, in quanto questo eroe è dotato
di più fantasia delle persone "normali".
Solo
dal XIX secolo la pazzia viene considerata una malattia, si approfondirono gli
studi su di essa e si cerca di individuarne le cause per trovare le cure più
opportune.
LA FOLLIA COME FONTE DELLA VERITÀ
Non
possiamo dare un'unica definitiva spiegazione della follia. Secondo la
concezione comune, essa è l'agire senza ragione, il compiere atti temerari e
irragionevoli. Foucault, filosofo e saggista, sostiene invece che la follia ha
la funzione di rivelare verità nascoste.
In
effetti, quando i personaggi letterari sono folli, lo sono per dire o indicare
una verità che si può intuire solo da una prospettiva diversa da quella normale.
La letteratura rivela insomma, attraverso la parola dei "folli", verità
che solo la follia riesce a mostrarci.
L'AMOROSA FOLLIA DI ORLANDO
Oltre
alla follia funesta, che genera furor di guerra, delitti, sacrilegi ecc., esiste
anche una follia amorosa, come quella rappresentata da Ariosto nell'Orlando
furioso.
Orlando
scopre l'amore segreto tra Angelica, sua amata, e Medoro, quando capita nel
bosco dove essi si sono amati, vede incisi i nomi dei due innamorati e apprende
da un pastore della loro unione. Egli allora impazzisce per il dolore, compie
azioni insensate, correndo nudo e distruggendo tutto quello che incontra.
La
follia di Orlando viene descritta in modo analitico e con precisione clinica:
dalla rivelazione del reciproco amore tra l'amata e Medoro, attraverso le fasi
del dubbio e della gelosia, fino allo scoppiare della pazzia. La causa che la
scatena è il desiderio in Orlando di amore, che purtroppo però non è
corrisposto.
Ariosto
chiama insomma follia quelle forze presenti in ogni uomo, che non sono
controllabili dalla ragione. Orlando diventa furioso non riuscendo a governare
la propria follia dal momento che il suo senno è accecato dalle illusioni
amorose.
LA PAZZIA È DENTRO OGNUNO DI NOI
Una
differente lettura del fenomeno della follia ci arriva da Erasmo da Rotterdam, che
nell'Elogio della follia ce la presenta in modo positivo, come forza
vitale degli uomini, grazie alla quale è possibile l'illusione sulla vita
reale, altrimenti detestabile.
Erasmo
afferma che gli uomini sono stolti poiché cercano di allontanarla, nonostante
sia la follia la vera fonte di felicità e, spesso, perfino più saggia della
stessa saggezza.
Erasmo
ci parla peraltro di due pazzie: la pazzia negativa che comprende l'avidità, la
brama di possesso e le violenze, e la pazzia positiva, che è la capacità di
sognare e di avere delle illusioni.
Attualmente
nella nostra società la pazzia è considerata una malattia: perciò sono state
create delle apposite cliniche psichiatriche. Questi centri, a differenza
dell'antichità, non sono posti dove i malati vengono rinchiusi e torturati, ma dove
il malato può recarsi di sua spontanea volontà, se lo ritiene necessario. Anche
se a causa di questa malattia spesso si sentono accadere episodi terribili, di
solito in un contesto familiare, molti malati sono riusciti, grazie all'aiuto
degli psichiatri, a guarirne.
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