La città cogli occhi di un bambino
Nelle prime pagine del libro Un infinito numero di Sebastiano Vassalli, Timodemo descrive la città di
Nauplia in cui vive, e in un primo momento essa sembra quasi una città ideale,
in cui le persone vivono in serenità e armonia. A Nauplia, infatti, le finestre
delle case sono dipinte con i colori dell’arcobaleno, non piove mai e c’è
sempre il sole.
Per Timodemo, a Nauplia i bambini sono come i cani: l’unica
eccezione sta nel fatto che questi ultimi non hanno un posto dove trascorrere
la notte, a differenza dei bambini, che dormono in un letto caldo nelle loro
camere.
Timodemo, inoltre, descrive la maniera in cui le donne si
agitano e urlano quando cade in mare un bambino e muore annegato. Si tratta di
un’immagine che difficilmente si trova descritta nei libri quando l’autore
vuole presentare una città. A Nauplia succede anche questo, e il narratore
vuole mostrare, oltre agli aspetti positivi, anche gli eventi drammatici che
accadono.
Infine, viene presentata la madre, Pasitea: una donna che si
occupa del figlio senza avere un marito e che, per vivere e mantenere il figlio,
fa la prostituta. Timodemo dice che gli uomini che vengono a casa sua sono sempre
diversi e che le portano ogni volta indumenti o cibo, si sdraiano sul letto e
ogni tanto lo prendono in braccio. Man mano che la narrazione prosegue, Timodemo
entra sempre più nello specifico e nel dettaglio: dalla descrizione della città
di Napulia, a quella dei bambini, fino ad arrivare alla descrizione della
madre, del suo lavoro e del suo aspetto fisico.
Ci sono molti bambini e molti cani che gironzolano da una casa all'altra e poi ritornano sul molo del porto, i bambini per giocare tra le reti e le barche tirate in secco, e i cani per disputarsi qualche carogna di gabbiano o per stendersi al sole. Ogni tanto si sentono delle grida e si vedono delle donne che corrono verso gli scogli, dove altre donne scarmigliate indicano un punto nell'acqua: "È lì! No, è lì!" Queste cose succedono quando cade in mare un bambino; ma, in genere, nel momento in cui le donne gridano non c'è più niente da fare, perché il bambino, dopo aver annaspato per un tempo ragionevole, è andato sott'acqua. I bambini, a Nauplia, sono poco più numerosi e poco meno randagi dei cani. L'unica differenza fra le due tribù, quella dei bambini e quella dei cani, è data dal fatto che i cani, di notte, dormono dove capita, mentre i bambini dormono dentro alle case. Quasi tutti (bambini e cani) hanno dei genitori.
Io ho una madre, Pasitea, con due poppe grandi ciascuna come la mia testa, e i capelli neri tenuti sciolti che le arrivano fino in vita. Attorno a mia madre ci sono uomini sempre diversi che le portano roba da mangiare o vestiti, si sdraiano sul suo letto e qualche volta prendono in braccio anche me”.
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