Il bosco di Nastagio degli Onesti (1351)
Nella
celebre novella del Decameron, la selva di Classe incornicia le vicende,
che vedono come protagonista un giovane ragazzo della borghesia di Ravenna.
Solitamente, nella tradizione medievale, le storie erano racchiuse da un luogo
subito rappresentato totalmente ostile oppure accogliente: in questo racconto,
invece, la barriera tra “locus amoenus” e ”locus horridus” è molto labile.
All’inizio, infatti, il bosco è un elemento positivo di pace, tranquillità e di
evasione; ma verso la metà della novella, quando il ragazzo vede la scena
infernale, il bosco comincia a mutare e diventa il luogo perfetto per tramare
malvagi pensieri.
In
verità, in questo episodio non si capisce se il bosco è veramente un elemento
in continua mutazione, oppure se è frutto di uno sguardo alterato dalla follia
d’amore e dalla solitudine. Certamente, però, la cornice della selva gioca un
ruolo molto importante, perché essa è la mediatrice dei pensieri e sentimenti
non solo del protagonista, ma indirettamente anche del lettore.
Concerto campestre (1510 circa)
È un'opera sicuramente dipinta da Tiziano Vecellio, anche se sono stati avanzati dubbi sul fatto che possa essere di Giorgione. Quest’ultimo, però, non avrebbe mai rappresentato in questo modo corpi di donne nudi; quindi, si può affermare quasi con certezza che il quadro sia di Tiziano, che comunque riprende una tematica cara al mondo di Giorgione.
Infatti, è questo il primo quadro di Tiziano in cui il ruolo del paesaggio è sostanziale. In questo paesaggio agreste sono presenti quattro soggetti: due donne nude, una che versa dell’acqua e un’altra, seduta su un drappo bianco, che suona il flauto, accompagnando il giovane di fronte a lei, che suona il liuto, seduto di fianco ad un altro uomo. Il panorama del bosco è determinante per precisare l'equilibrato rapporto fra natura e uomo. Alcuni critici sostengono infatti che le due donne nude siano delle allegorie, ovvero che siano in realtà due ninfe, che personificherebbero appunto lo spirito della natura. I due uomini invece, essendo vestiti, fanno parte della cultura e dell’epoca di quel tempo, e non guardano le due ninfe, come se non potessero vederle. La ninfa seduta ha in mano un flauto, e ciò significa forse che la musica, intesa come capacità di creare armonie e melodie, appartiene alla natura.
Il quadro è quindi una metafora della musica, rappresentata dagli uomini che suonano e dono che ci dà la natura, raffigurata invece dalle due ninfe.
La selva di Saron (1575)
La
selva di Saron è descritta nella Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso, ed è il luogo dove i
cristiani si recano per prendere la legna. La selva è però sotto l’incantesimo
di Ismeno, un mago malefico che la popola di demoni. Perciò, i cavalieri di
Goffredo di Buglione, una volta arrivati nella selva, scappano impauriti,
perché vi sentono rumori strani e spaventosi.
Infine,
Tancredi si reca nella selva e, con coraggio, percuote con la spada un
cipresso, dal quale esce la voce di Clorinda. Secondo questa voce, lo spirito
della donna amata, uccisa da Tancredi per errore in duello, si trova
all’interno dell’albero: in realtà, si tratta solo di un’illusione della
malefica magia di Ismeno.
La selva
incantata è dunque costituita da alberi e piante di ogni genere, in cui i
cavalieri rivedono i propri tormenti e le angosce che turbano le loro menti. Viene descritta come un
“locus horridus”, un luogo spaventoso, fonte di ostacoli e di terrore per chi
vi entra. Il “locus horridus” si contrappone al “locus amoenus”, ovvero il
luogo luminoso, in cui regna la serenità e in cui gli uomini possono abbandonarsi
ai propri piaceri.
Infine,
la selva rappresenta il luogo della seduzione e della dispersione, dovute a
tutti gli ostacoli che la natura contrappone al compimento dell’impresa.
La foresta di Macbeth (1605circa)
La tragedia di Shakespeare Macbeth è ambientata in Scozia,
e narra la storia di Macbeth, potente generale, e del suo declino, causato dalla
moglie e dalla sua voglia di potere. Il sovrannaturale è presente sin
dall'inizio dell'opera, quando al protagonista si presentano tre streghe, che gli
profetizzano il suo futuro e gli predicono che diventerà re di Scozia al posto
di re Duncan.
Il bosco in questione non è un vero e proprio bosco, ma è costituito
dall'esercito dei “buoni”, guidato da Macduff e Malcom, che si travestono con
rami e marciano contro il castello di Macbeth. Questo crea terrore in Macbeth,
proprio perché la visione della foresta che si muove è talmente sovrannaturale,
da portarlo ad impazzire. In tale senso, la foresta è anche in questo testo
luogo del soprannaturale, proprio come in molte opere letterarie di tutta
Europa.
Caperucita en Manhattan (1990)
In
questo romanzo, Martin Gaite riscrive la storia di Cappuccetto Rosso a noi
tutti nota, ambientandola ai giorni nostri, e prendendo come protagonista la
piccola Sara Allen, una bambina di dieci anni vivace e sognatrice. Sara
intraprende un viaggio per andare a trovare la sua adorata nonna, ma non più in
un bosco vero e proprio, come lo intendevano Perrault o i fratelli Grimm nelle
prime versioni della storia, ma nel “bosco” simbolico di Brooklyn. E in effetti,
se mai una ragazzina si trovasse a fare un percorso da sola e ad affrontare
delle insidie al giorno d’oggi, quale miglior posto di una città piena di vita
e caos? Da un canto, il bosco di Brooklyn presenta molte novità che incuriosiscono
e rendono felice Sara, in una scena che riproduce quella di Cappuccetto Rosso
che raccoglie i fiori e saltella felice sul sentiero che la porterà dalla sua
nonna. D’altra parte, vi sono anche molte insidie, come Mr. Wolf , proprietario
di una pasticceria pronto a tutto pur di riuscire nel suo intento di diventare
sempre più ricco, il quale inganna la bambina per arrivare prima a casa della
nonna e rubarle la ricetta della torta.
Possiamo
inoltre aggiungere che il racconto è sì ambientato a New York, ma del resto
Central Park è un luogo ottimale dove ricreare un bosco.
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