Il tempo
Questo brano, collocato all’inizio del libro Un infinito numero di Sebastiano Vassalli, riporta le parole della voce narrante, Timodemo, rivolte al suo interlocutore, al quale narra l’intera storia.
Il tempo riveste nel romanzo un ruolo fondamentale, preannunciato all’inizio del libro dal brano che segue, e viene presentato implicitamente anche in molte vicende: ad esempio, quando nel tempio di Mantus i protagonisti hanno la possibilità di scegliere se viaggiare nel futuro o nel passato. Il futuro per i Rasna (ovvero gli Etruschi) è ormai poco, perché essi sono destinati a estinguersi, mentre il passato nasconde segreti che Virgilio vuole trasformare in verità, per scoprire come fosse Enea, e come, con i suoi compagni, avesse fondato la città.
Ci sono tuttavia storie che rimangono sospese fuori dal tempo - afferma Timodemo - perché i loro protagonisti ne conoscono o ne vogliono conoscere soltanto una parte. Per confermare la sua teoria, Timodemo ricorda Virgilio, che presentò la storia di Enea come un'impresa eroica e valorosa, anche se nella realtà Enea stesso era ben altro: un uomo «grasso e schifoso, più viscido di una lumaca e più puzzolente di un porco».
“Il tempo, - disse Timodemo, - è pieno delle nostre storie e non sa cosa farsene. E anche noi, che siamo i personaggi di quelle storie, finiamo poi sempre per soffermarci su un dettaglio, e perdiamo di vista l’insieme…”
[…] “Ci sono storie, - mi rispose dopo un breve silenzio, - che rimangono sospese fuori del tempo perché i loro personaggi ne conoscono soltanto una piccola parte, e perché nessuno riesce a vederle per intero. Sembra incredibile ma è così. Anche il mio amico Virgilio, nei suoi ultimi giorni e mesi di vita, si era reso conto di essere passato vicino a una di quelle storie, e di non avere saputo riconoscerla...”
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